Arriva stasera la notte di Halloween, la notte più magica dell’anno perché, secondo alcune credenze, il confine tra questo mondo e l’aldilà diventa più labile.
Avrete sicuramente sentito di tutto e di più su questa festa.
Tra le perle: “E’ la festa dei satanisti, si inneggia a Satana, ecc.”
Con questo articolo noi tenteremo di fare chiarezza su una delle feste più antiche e magiche della terra, il cui vero nome è appunto Samhain ed è di origine celtica, non statunitense, come molti sostengono. Considerato l’alto numero di irlandesi che si sono trasferiti in America alla ricerca di un luogo dove ricominciare la propria vita, non stupisce affatto che questa festa abbia preso piede e sia diventata così diffusa.
E’ quindi una festa di ritorno.Samhain è il Capodanno celtico, che peraltro si festeggiava per diversi giorni anche dietro il Castello Sforzesco di Milano fino a pochi anni fa, poi alcune beghe politiche hanno fatto saltare uno degli eventi più attesi dai milanesi.
Gli organizzatori vennero accusati di essere nazisti e razzisti.
Essendoci andata diverse volte posso affermare con sicurezza che ¾ degli stand fossero in mano a gente di sinistra, ma lo sapete, no? Celti uguale nazisti per alcuni.
La cosa buffa è che i leghisti accusano Halloween di aver messo in un angolo le “nostre” feste sui santi e sui morti.
E altrettanto buffo è il fatto che Halloween altro non significhi che “La vigilia di Ognissanti”, ma in fondo perché andare a cercare sul dizionario? Troppa fatica.
Samhain, il nome originale, invece è di origine irlandese e significa “Fine dell’estate”, evento cruciale per il mondo contadino in quanto terminava la semina ed era in quel periodo e non il primo gennaio, in cui si festeggiava il nuovo anno.
Era una fase di tempo particolare, secondo tradizione, situata a cavallo tra l’anno vecchio e l’anno nuovo in cui il velo tra il mondo dei vivi e dei morti si assottiglia ed è possibile comunicare con i propri cari estinti.
Samhain è anche un periodo di riflessione, di contemplazione. Si ricordano le gesta delle persone che ci hanno lasciato, si fa un riepilogo dell’anno appena trascorso facendo un vero e proprio bilancio.
Ovviamente, come per tutte le feste, non mancano dolci e dolciumi di questa tradizioni, che cambiano a seconda dei luoghi.
Negli Stati Uniti si è soliti offrire piccole leccornie ai bimbi mascherati che chiedono: “Dolcetto o scherzetto?”
In Sicilia nella notte tra il 31 ottobre e il 1 novembre venivano fatti trovare nei cassetti tanti dolci, chiamati pan dei Morti per i bambini che si dicevano essere portati propri dai morti, venuti a trovarci in questa notte così particolare.
Ovunque nel mondo, pur cambiando il nome, si è sempre celebrata questa notte, con riti, celebrazioni, preghiere.
In Calabria, per esempio, soprattutto nei paesini dell’entroterra, vi sono lunghi cortei verso i cimiteri, dove, dopo le preghiere, si fanno sontuosi banchetti in onore dei defunti, per far assaggiare loro ciò che amavano in vita.
Come vedete nulla di demoniaco o satanico, solo un modo per sentire vicini a noi i nostri cari che ci hanno lasciato.
In Irlanda veniva appunto chiamato Samhain o festa del sole, però il concetto è lo stesso. Si celebrava la riuscita del raccolto, con i granai piene e le bestie al sicuro nelle stalle, si ringraziavano gli Dei per la loro benevolenza e si esorcizzava la paura dell’inverno, in quello che era un vero e proprio rito di passaggio da una stagione all’altra.
L’importanza che la popolazione celta attribuiva a Samhain risiede nella loro concezione del tempo, visto come un cerchio suddiviso in cicli: il termine di ogni ciclo era considerato molto importante e carico di magia. Insieme a Samhain (31 ottobre, appunto) si festeggiavano Lughnasadh (1 agosto), Beltane (30 aprile o 1 maggio), Imbolc (1-2 febbraio), Yule (21 dicembre), Ostara (21 marzo), Litha (21 giugno) e Mabon (21 settembre).
La morte era la tematica principale di Samhain, che seguiva ciò che stava accadendo alla natura, la quale stava “morendo” a causa dell’avvento della brutta stagione.
Tutto sembra morire in inverno mentre in realtà la vita si sta rinnovando sotto terra dove si sa riposano anche i morti.
I Celti credevano che nella notte del 31 ottobre Samhain richiamasse gli spiriti dei morti dall’aldilà e permettesse loro di unirsi ai vivi, provocando così l’annullamento di tutte le leggi fisiche.
Come si diceva sopra: il confine tra il nostro mondo e l’aldilà spariva e ci si poteva così avvicinare ai propri defunti.
In questa festa, quindi, si celebra la paura della morte e l’allegria per i festeggiamenti del nuovo anno.
Durante questa notte i Celti compivano dei sacrifici animali (non umani contrariamente alla diceria) e si vestivano con maschere grottesche, altro legame con il moderno Halloween.
Altra cosa importante è che il concetto di Satana è molto lontano dal paganesimo e neopaganesimo, quindi associarlo alla festa di Halloween o Samhain non ha alcun senso.
Una delle regioni italiane in cui la festa dei morti rimandava molto a Samhain, forse per la forte influenza dei Celti, è la Val D’Aosta, dove si lasciavano le abitazioni vuote e le tavole imbandite permettendo così ai defunti di visitare le case dei vivi e riconciliarsi con essi.
Anche in Puglia vi era un forte richiamo alla festa normanna, in quanto veniva detto che i morti andavano nelle case dei vivi, durante questa notte per rimanervi fino a Natale.
Una delle critiche che spesso viene fatta a questa festa è che si celebra la morte. Non è esattamente questo lo scopo di Samhain. Si celebra la vita in tutti gli aspetti. La vita presente e la vita passata. I nostri antenati, coloro che non sono più in vita ma che continuano ad esistere dentro di noi attraverso la memoria delle loro gesta. Si insegna, con questa festività, che la morte non è una cosa strana e terrificante ma è parte integrante dell’esistenza, dato che nessuno di noi è immortale. E’ una forma arcaica di ciò che oggi gli psicologi chiamano una buona rielaborazione del lutto. Si accetta che le persone non siano eterne e, con questo, si porta a comprendere che ogni esperienza che facciamo con loro è preziosa.
Samhain oltre a essere una festività legata al ricordo degli antenati è, come si è già detto, la fine dell’anno. Si traggono le somme di ciò che è stato fatto durante l’anno, facendo il conto di ciò che è stato positivo e cosa negativo. Si pensa a cosa non vogliamo assolutamente portarci dietro come zavorra nell’anno che sta per iniziare e, al contrario, ciò che di positivo abbiamo ottenuto e che vorremmo rimanesse tale.
Redatto da Silvia Azzaroli e Simona Ingrassia
Un altare “al dio sconosciuto”, simbolo di una religiosità pagana che non provava orrore per le novità, ma che anzi era protesa da sempre verso un tranquillo sincretismo. Fu la molla che aiutò Paolo di Tarso nel suo celebre discorso ad Atene, l’inizio di quell’inculturazione cristiana che si sarebbe propagata nel Mediterraneo per alcuni secoli.
La ricerca di punti di dialogo, di qualcosa in comune che potesse fare da ponte, fu la carta vincente della nuova religione, la quale aveva sì intenti di proselitismo, ma aveva anche compreso che la modalità migliore per espandersi non fosse presentarsi come una novità assoluta, bensì come risposta a qualcosa di già cercato e non trovato.
L’evangelizzazione dell’Europa avvenne così, un lento espandersi aiutato dal fenomeno del sincretismo, ovvero dall’incontro “fra culture diverse che genera mescolanze, interazioni e fusioni fra elementi culturali eterogenei” (cit. da Enciclopedia Treccani).
Curiosamente furono l’Impero Romano ed il Medioevo ad esprimere fantastici picchi di questo fenomeno, mentre dalla scoperta dell’America – data convenzionale per la fine dell’età medievale e l’entrata nella cosiddetta età moderna – esso venne drasticamente meno: le conversioni forzate degli indigeni precolombiani ad opera dei missionari europei sono purtroppo una triste pagina di storia.
La festività di Halloween non sfuggì a questa pratica di fusione tra due elementi culturali diversissimi, cristianesimo e mondo celtico, ma molto probabilmente non fece parte di quella pratica che alcuni studiosi chiamano scherzosamente “riciclo”. Ovvero la sostituzione di alcune festività pagane con altrettante feste cristiane, però non a casaccio, bensì proprio per merito di alcuni punti in comune che facevano da ponte tra le due culture. Si pensi, ad esempio, alla festività pagana del Sol Invictus ed al Natale cristiano, legate dalla tematica della luce: non fu il tentativo di cancellare la prima per far celebrare il secondo, calato dall’alto come intento di una qualche autorità, ma invece fu un progressivo e spontaneo sostituirsi in virtù del sincretismo religioso che aveva animato l’Impero Romano.
Halloween festa satanica, che travia i giovani ed i bambini e spinge ad adorare l’oscurità?
Halloween da rigettare perché “abbiamo già la nostra commemorazione dei defunti, non ne serve una straniera”?
Ma quando mai!
Che il mondo celtico avesse una diversa concezione della morte rispetto il cristianesimo è un dato di fatto. Che il mondo celtico e quello cristiano credessero entrambi nel profondo legame che unisce vivi e morti è un altro dato di fatto, cosa tra l’altro comune a moltissime culture in svariate parti del mondo. Era ed è la consapevolezza che chi ci ha amato non scompare del tutto, ma continua a riviere in noi e nei nostri gesti per ricordarli, è un tenere salde le proprie radici tramite quel culto dei morti che si celebra ovunque e da millenni, anche per esorcizzare la paura.
L’ipotesi secondo cui le festività cristiane del 1 e 2 novembre siano nate “in risposta” ad Halloween, per sostituirsi ad esso, non hanno alcun fondamento storico. Prima che diventasse festività di precetto, nel IX secolo, l’idea di dedicare un giorno ai santi ed ai martiri era praticata fin dai primi secoli dell’era cristiana. Il 2 novembre, giorno di commemorazione dei Defunti, viene invece fatto risalire all’abate Odilone di Cluny, nel 998.
Piuttosto che di un tentativo di sostituzione sarebbe più opportuno parlare di affiancamento tra le due feste, proprio in virtù di quel ponte tra culture che cerca ciò che accomuna e non ciò che divide.
La scelta di non festeggiare Halloween, prediligendo le celebrazioni cristiane, è un atto più che libero che merita il medesimo rispetto verso chi, invece, decide di celebrare entrambe le festività e soprattutto l’aspetto ludico della celebrazione celtica.
Ma si ricordi che nessuna delle due festività è un inno all’oscurità e alle forze del male, semmai sono entrambe un inno alla vita che continua “grazie” e “nonostante” la morte.
Chiara Liberti